Mantenere un focus etico
Quando guardiamo alle scoperte scientifiche, dobbiamo richiamare il nostro senso della moralità, il nostro senso della condotta etica. Non dovremmo essere così affascinati da ciò che noi esseri umani possiamo scoprire sul mondo naturale. Se non pensiamo a come queste scoperte possono essere utilizzate, e se non abbiamo una condotta etica nelle nostre istituzioni sociali, allora di queste magnifiche scoperte si abuserà e ne deriverà un danno per le persone. Se parliamo di felicità a lungo termine, che coinvolge la felicità di tutti, dobbiamo pensare alle conseguenze di ciò che stiamo facendo nell’ambito scientifico. Poi può sorgere anche la domanda: “Perché dovremmo preoccuparci della felicità di tutti?”.
Sono cresciuta nel periodo della guerra del Vietnam, in cui ci veniva detto che stavamo uccidendo persone perché potessimo crescere liberi dal comunismo, ma fin da ragazza pensavo che questo non suonasse giusto. Stavamo danneggiando persone affinché potessimo essere felici. Cosa? Come poteva essere? Quando danneggiamo le persone, viviamo circondati da persone che sono infelici, e le persone infelici ci fanno sapere che sono infelici. Come società, quando non ci prendiamo cura delle persone più vulnerabili, e quelle persone sono infelici, viviamo in una società dove siamo influenzati da quelle persone infelici. E questo infrange la nostra stessa felicità. Ecco perché Sua Santità il Dalai Lama dice sempre: “Se vuoi essere egoista – se pensi davvero che l’egocentrismo sia la via per la felicità – il modo migliore per essere egoista è prendersi cura degli altri.” Perché? Perché allora vivremo vicino a persone felici. Ci aiutano, vediamo volti felici e c’è pace nella società. Quando invece approfittiamo delle persone, allora viviamo vicino a persone infelici.
Quel che voglio dire è che quando agiamo con una condotta etica, un senso secondo cui le nostre azioni influenzano gli altri e quindi ci preoccupiamo degli altri e agiamo di conseguenza, allora facciamo cose che possono portare pace nella vita delle altre persone. Quindi, per quanto riguarda questa vita, stiamo meglio. E in termini di karma che creiamo e dei risultati futuri che sperimenteremo, sentiremo pace nel cuore perché sapremo che ciò che abbiamo fatto è buono, e ci siamo connessi con gli altri. C’è un senso di soddisfazione e appagamento che non ha bisogno degli applausi e dei premi degli altri per essere sentito. Quindi, aiutare gli altri aiuta anche noi stessi. Quel senso di felicità è molto più significativo della felicità effimera del Ho ottenuto ciò che volevo! Questo è qualcosa su cui tutti possiamo riflettere.
La gratitudine porta alla felicità
Cambiare la nostra prospettiva sulla vita verso una di gentilezza ci aiuta davvero a provare gratitudine. La gratitudine è una sensazione meravigliosa perché ci fa vedere quanto è ricca la nostra vita e quanto abbiamo ricevuto. Vedi quanto le persone ti hanno aiutato e quanto sei fortunato. Quindi, è un cambiamento di prospettiva da Cosa mi manca e Voglio di più e meglio a Wow, ho così tanto e Cosa ho fatto per meritare tutto questo?
Quando sono nata, delle persone mi hanno nutrito e vestito, mi hanno girato e cambiato il pannolino, e mi hanno pulito quando facevo un pasticcio. E non apprezzavo nulla di ciò che tutti facevano. Pensavo solo a me stessa tutto il tempo: “Cosa voglio, cosa mi piace fare, cosa mi avvantaggia”. Questa prospettiva ci rende profondamente infelici perché non possiamo controllare il resto del mondo e ciò che fanno gli altri. Quando vediamo la gentilezza, avvertiamo un sentimento di gratitudine, e quando proviamo gratitudine, tutto il mondo sembra bello. E poi, quando ci avviciniamo a qualcuno, anche a chi ci ha fatto del male, possiamo capire che le persone che ci hanno ferito in realtà ci sono state di beneficio. Quando si riesce in questo, allora davvero si cambiano le proprie circostanze.
Ho avuto un’esperienza del genere quando insegnavo alla DFF (Dharma Friendship Foundation) molti anni fa. Era il mio compleanno, e le persone al Centro stavano organizzando qualcosa per il mio compleanno. Una delle persone davvero fondamentali per il funzionamento del Centro non venne quella sera ma qualcuno mi portò un biglietto che mi aveva scritto, in cui diceva essenzialmente: “Sto incontrando delle difficoltà con gli insegnamenti buddhisti, e smetterò di venire.” Ero davvero scioccata perché era una persona appunto fondamentale e ho pensato: “Ecco, ora avrò più lavoro da fare. Nessuno si farà avanti. E ad ogni modo, avevamo lavorato in tandem e poi ha semplicemente smesso di venire senza nemmeno parlarmi.” Ero davvero infastidita. Inutile dire che ero anche piuttosto arrabbiata. “Povera me!”
Questo è andato avanti per un po’, e mi sentivo totalmente infelice. Poi sono andata in ritiro, e durante il ritiro mediti e osservi la tua mente e pensi agli insegnamenti. Mi sono resa conto che il problema non era che questa persona avesse smesso di fare ciò che volevo facesse. Il problema era che avevo aspettative irrealistiche. Se non avessi avuto queste aspettative irrealistiche, ciò che aveva fatto non mi avrebbe infastidito perché gli esseri senzienti fanno ciò che fanno gli esseri senzienti. E a volte i volontari hanno bisogno di una pausa o hanno cose nella loro mente e hanno bisogno di spazio per pensare ed elaborare le cose. Quindi, ho capito che il problema non era questa persona. Lui stava semplicemente facendo ciò di cui aveva bisogno. Il problema erano le mie aspettative irrealistiche. Ecco quando ho capito: “Wow, le persone che ti fanno del male in realtà ti aiutano”. Perché a me, iniziare a guardare le mie aspettative irrealistiche ha davvero cambiato la visione della vita. A quel punto avevo un modo per prevenire la sofferenza: non aspettarti che le persone facciano cose che non hanno accettato di fare. Non aspettarti che le persone non cambino mai idea o non abbiano mai problemi. Questo mi ha davvero aiutato a prevenire molti problemi e infelicità con altre persone della mia vita, e devo guardare indietro e ringraziarlo.
Sono poi passati mesi e mesi, e lui mi ha contattato e si è scusato. Ancora oggi, fa donazioni all’Abbazia. Quindi, etichettare qualcuno come nemico quando non fa ciò che vuoi è davvero ridicolo. Cambia prospettiva e impara dalla situazione, e poi quel nemico diventa un insegnante. Chissà, quel nemico potrebbe persino diventare un benefattore come in questa situazione.
Un’altra causa di felicità è riflettere sulla gentilezza degli altri e provare gratitudine per loro. In questo momento nella nostra società, c’è così tanta lamentela. Questo è un tema popolare ed è il risultato della politica identitaria: “Io sono un…….. [riempi lo spazio con ciò che vuoi], e le altre persone sono prevenute contro di me”. Tutti possono provar questo proprio adesso. Anche se sei un maschio bianco ricco, c’è questa idea secondo cui: “Tutti sono prevenuti contro di me, e non posso andare a scuola a causa di questo”. Quindi, c’è questo totale senso di lamentela.
Quella mente guarda gli altri e non vede gentilezza. Vede che le persone si stanno approfittando di me. Ottengono più benefici di me, qualunque siano i benefici che vogliamo. Questa è una prospettiva sulla vita. Questa è la nostra lente, il piccolo periscopio, attraverso cui vediamo il mondo. È un periscopio di ME, IO, MIO e IL MIO. È quel periscopio di lamentela: “Sono in competizione con tutti, e stanno vincendo. Ed è ingiusto”. È quell’idea totalizzante secondo cui la vita è ingiusta, e io sono un perdente.
Quella prospettiva porta alla miseria. Abbiamo tutti avuto quel pensiero secondo cui il mondo non è giusto e mi dispiace per me stesso perché non è giusto. Ma ciò che il Dharma ci insegna è avere una prospettiva diversa in cui vediamo la gentilezza invece della competizione. Ci insegna a vedere il mondo come gentile e a vedere gli altri come aiutanti. So per me stessa che quando ho iniziato a fare questa meditazione costantemente, ha davvero cambiato il mio sentimento interno verso la vita. Era una prospettiva completamente nuova, e molto è cambiato dentro di me.
Nel mio caso, molta della mia infelicità quando ero più giovane derivava dalla sensazione: “I miei genitori non mi capiscono. Voglio che mi capiscano, ma non lo fanno, e sono infelice”. Quando ho incontrato il Buddhismo ho iniziato a meditare sulla gentilezza dei miei genitori, e ho capito che per tutta la mia vita avevo dato per scontata la loro gentilezza. Invece di gratitudine, avevo una sensazione come di: “Non ho chiesto di nascere. Mi avete avuto, quindi dovete fare tutto il possibile per rendere felice vostra figlia. Questa è la definizione di genitore”. Non mi sono mai fermata a rendermi conto di quanto fossero gentili i miei genitori. Una volta che ho iniziato a farlo e a pensare a cosa ha passato mia madre per avermi e cosa ha passato mio padre per sostenere la famiglia, quando ho iniziato a pensare a tutto ciò che avevo ricevuto dalla mia educazione – quando ho visto di quanto il mondo e la mia famiglia mi avessero beneficiato – è stato davvero scioccante. Ho iniziato a passare da questa mentalità di lamentela: “Il mondo non mi capisce” a “Wow, guarda quanto è gentile il mondo e quanto ho ricevuto!”.
È lo stesso con gli insegnanti che ho avuto a scuola. Ricordo quando ero al primo anno di college, uno dei requisiti era fare lezione di inglese. Dovevamo scrivere delle composizioni con una frase a tema in ogni paragrafo, dovevamo rispettare tutte le regole grammaticali e fare presentazioni orali davanti all’intera classe. I miei temi tornavano sempre tutti segnati con la penna rossa e pieni di commenti e dovevo riscriverli per la grammatica e quant’altro. L’insegnante non mi piaceva davvero. Era un assistente alla didattica (TA), e perché sei un TA? È perché hai bisogno di soldi per terminare i tuoi studi e fare la tesi. Ora torno indietro a quel corso e non riesco nemmeno a ricordare il suo nome, ma sono davvero grata all’assistente che insegnava. Guarda cosa sono riuscita a fare grazie a tutta quella riscrittura di temi e schemi e per imparare come presentare qualcosa in modo chiaro! Sono davvero grata a quella persona.
Allo stesso modo, mentre crescevo c’erano molte opportunità di fare cose che io non volevo fare. I miei genitori dicevano: “Dovresti andare a fare questo. Ti piacerà”. E io mi lamentavo: “Non voglio fare questo”. La raccomandazione arrivava per l’opportunità di imparare a suonare degli strumenti musicali, e io non volevo farlo. Volevo solo suonare il tamburo: bang, bang, bang. Non pensavo che sarei stata brava, ma me l’hanno fatto fare. Ci sono state molte situazioni in cui non volevo fare le cose, ma me le hanno fatte fare dicendomi che mi sarebbero piaciute. E molte volte davvero mi sono piaciute. E anche se non le avessi apprezzate, ciò che ho imparato da quella esperienza di fare cose che non volevo fare è stato qualcosa che mi ha davvero aiutato nella vita.
Mentre attraversi la vita, ci sono molte situazioni in cui devi fare cose che non vuoi fare. Se ogni volta che non hai voglia di fare qualcosa batti il piede e rifiuti di farlo, sarai infelice. Quindi, i miei mi hanno davvero aiutato a vedere che potevo fare cose che non mi sentivo di fare, e potevo provare cose in cui non pensavo sarei stata brava, e tutto è andato bene. È davvero importante avere quella capacità di fare cose che non vuoi fare nella vita.