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In primo piano luglio 2024

“Espressioni non ordinarie della mente” di Enrico Facco

Il termine non-ordinario evita qualsiasi pregiudizio o idea implicita di anormalità o di apparente e sospetta stranezza ed enfatizza invece la diversità di queste condizioni rispetto a quanto convenzionalmente ammesso.
MSA Facco stati non ordinari
a detail of Blue Gray Violet Wheel (ca. 1934), Joseph Schillinger (American, 1895 – 1943)

Le esperienze straordinarie, inspiegabili e gli incontri con l’ignoto hanno affascinato filosofi, artisti, scienziati e i popoli fin dalla preistoria in tutte le culture con profondi effetti sulla visione del mondo e la spiritualità dell’intera umanità. Fin dalla preistoria gli sciamani hanno sondato investigato le dimensioni dello sconosciuto, di ciò che sembra collocarsi oltre i limiti dell’esperienza della coscienza ordinaria e del visibile, per comprendere il rapporto dell’uomo con la natura e prendersi cura delle persone sofferenti. Ma rendere visibile e comprendere l’invisibile è anche il compito specifico della filosofia e della scienza.
Le scienze galileiane sono nate dalla rivoluzione razionalista del ‘600 e da un compromesso politico con la Chiesa: la prima ha portato a indagare la realtà con una prospettiva matematico-geometrica quantitativa rigidamente meccanicista, mentre il secondo ha costretto a limitare il campo di indagine al solo mondo fisico per ragioni politiche (Facco & Tagliagambe, 2020). Il paradigma meccanicista riduzionista dominante nella scienza per costituzione non può comprendere i fenomeni soggettivi, ossia la psiche, la coscienza, i qualia e il significato dell’esperienza. Non sorprende quindi che la fondazione della scienza della coscienza negli anni ’80 del secolo scorso (ossia con oltre tre secoli di ritardo rispetto alla nascita delle nuove scienze) abbia dato origine a un dibattito di natura essenzialmente metafisica. Questo si è articolato tra la visione monista materialista dominante delle scienze “dure”, che pretende di ridurre la coscienza ai suoi neurocorrelati, e la visione di chi ritiene che essa non sia riducibile ad essi. Non è dunque ancora definitivamente chiaro e universalmente condiviso il metodo di studio che consenta di comprendere correttamente la natura della coscienza e il suo posto nel mondo (Facco, 2022a; Facco et al., 2023; Facco & Fracas, 2018). A questo proposito, vale la pena di riportare che nel 1998 Christof Koch (neuroscienziato sostenitore della riduzione della coscienza ai suoi neurocorrelati) ha scommesso con David Chalmers (filosofo sostenitore della sua non riducibilità e attualmente codirettore del Center for Mind, Brain and Consciousness presso la New York University) che il meccanismo neurofisiologico della coscienza sarebbe stato scoperto entro 25 anni. Il 23 giugno 2023 entrambi gli scienziati hanno concordato pubblicamente che il vincitore della scommessa è David Chalmers che ha ricevuto una cassa di pregiato vino portoghese alla riunione dell’Associazione per lo Studio Scientifico della Coscienza (ASSC) tenutasi a New York.
Le manifestazioni della coscienza non ordinarie, apparentemente strane, sia patologiche sia non patologiche, sotto state riunite sotto l’etichetta di stati alterati di coscienza (altered states of consciousness, ASC) (Ludwig, 1966; Vaitl et al., 2005); il concetto di ASC e la sua attuale sistematizzazione sono tuttavia discutibili. Secondo Ludwig Il termine ASC indica

“Ogni stato mentale … che rappresenta una deviazione nell’esperienza soggettiva o nel funzionamento psicologico… rispetto alla coscienza vigile” (Ludwig, 1966, p. 225).

Nel 2005 l’ASC Consortium ha classificato gli ASC in relazione alla loro insorgenza (Vaitl et al., 2005), nei seguenti termini
a) spontanea (ad es. stati ipnagogici);
b) indotta con mezzi fisici (ad es. condizioni ambientali estreme) o fisiologici (ad es. manovre respiratorie, digiuno o orgasmo);
c) indotta con mezzi psicologici (ad es., deprivazione sensoriale, ritmo di percussione e danza, rilassamento, meditazione, ipnosi);
d) indotta da malattie (ad es. psicosi, coma, epilessia).

Secondo gli Autori, il normale flusso di coscienza dipende da processi neurali integrati, le cui modificazioni rendono probabile l’insorgenza di ASC, ma la loro natura rimane ancora largamente sconosciuta. L’elemento più rilevante è il riconoscimento della necessità di considerare la prospettiva di prima persona per una appropriata comprensione degli ASC, ossia la narrazione dell’esperienza da parte del soggetto. La classificazione di Vaitl et al. (2005) è largamente incompleta e include un eterogeno insieme di condizioni, che sembra creare più confusione che chiarezza (tab. 1). L’impostazione di fondo dell’approccio empirico-descrittivo adottato sembra inoltre fragile e discutibile per diverse ragioni, che saranno brevemente analizzate qui di seguito.

Critica al concetto di ASC
Una classificazione degli ASC basata sugli stimoli che li elicitano stimolo è discutibile, perché non esistono stimoli specifici in grado di produrre singoli ASC, mentre ASC diversi possono avere rilevanti aspetti comuni o anche sovrapporsi in un quadro simile.
L’inclusione degli stati patologici nel capitolo degli ASC crea più confusione che chiarezza, perché può portare a confondere implicitamente esperienze non patologiche con fenomeni disfunzionali facendo di tutte le erbe un fascio. Altrettanto discutibile è il tentativo meccanicista di ridurre alcuni ASC, come ad esempio le esperienze mistiche e le esperienze di premorte (Near-Death Experiences, NDE) a meri meccanismi cerebrali disfunzionali. L’esempio più lampante sono le esperienze mistiche di San Paolo e la loro ipotetica connessione con l’epilessia del lobo temporale, interpretazione che non tiene conto né può comprenderne il profondo significato e le implicazioni filosofico-esistenziali; lo stesso vale per le grandi ispirazioni artistiche, di cui un caso esemplare è van Gogh per l’ipotetica connessione con patologie psichiatriche (Facco, 2010, pp. 143-152).
La principale critica da muovere al termine ASC è la sua insinuazione di idea di anormalità rispetto alla coscienza ordinaria. A questo riguardo è da sottolineare l’ambiguità del termine inglese altered; infatti, pur corrispondendo al termine italiano modificato (concetto che di per sé non indica anormalità), può sottintendere anche un disordine, una disfunzione o comunque un minus rispetto alla condizione di normalità.
Il problema, oltre alle ambiguità linguistiche, ha profonde implicazioni epistemologiche, dipendendo strettamente da cosa si intenda per normalità, alterazione e malattia. Se la loro definizione nell’ambito dei disturbi fisici è e tutt’altro che priva di incertezze (Facco, Casiglia, et al., 2017), il problema è ancora più incerto per quanto riguarda la coscienza perché non esiste una chiara, univoca ed esaustiva definizione di cosa la coscienza sia né, tanto meno, di cosa di debba intendere per coscienza “normale” (Facco, Lucangeli, et al., 2017; Facco & Fracas, 2018). La coscienza ordinaria è inoltre di natura culturale e diacronica, come affermava giustamente Julian Jaynes, ossia non scindibile dalla storia e non comprensibile al di fuori di essa (Jaynes, 2014); ad esempio, diverse manifestazioni della coscienza che nell’antichità erano considerate manifestazioni normali, accettate o anche benvenute – come i sogni premonitori, gli oracoli e le visioni di divinità che suggerivano comportamenti e soluzioni a i problemi – nella Weltbild (immagine del mondo) positivista-materialista sono a priori considerate come manifestazioni disfunzionali di natura allucinatoria per la loro incompatibilità con gli assiomi, le teorie e il modello di mondo adottati.
La classificazione degli ASC è dunque criticabile sia perché definisce come alterato tutto ciò che appare diverso dalla coscienza ordinaria – sulla base di un’idea implicita di normalità non definita né, forse, definibile – sia perché alcuni ASC come ipnosi e meditazione non solo non sono stati alterati, ma, al contrario, sono preziose attività introspettive intenzionali della mente del tutto fisiologiche e in grado di consentire un empowerment, ossia un aumento del proprio controllo sulla mente e sul corpo.
Curiosamente, il sonno è stato considerato come ASC per la sua diversità dalla veglia. Se le due condizioni sono certamente diverse, il sonno, in cui spendiamo circa un terzo della vita, è indissolubilmente unito alla veglia come parte di un unico ciclo che è alla base della vita stessa, indispensabile per il mantenimento della coscienza “normale”, della salute fisica e mentale e per l’adattamento alla realtà. Sarebbe forse più corretto considerare il ciclo veglia-sonno come un’unità dinamica inscindibile, nell’ambito della quale continuamente oscilliamo tra l’una e l’altro e tra diversi livelli di veglia all’interno di ciascuna fase con un continuo passaggio di informazioni e dei prodotti delle loro elaborazioni tra coscienza e inconscio. Dunque veglia e sonno sono separabili solo per comodità descrittive, ma costituiscono un continuum non separabile in entità ontologicamente distinte. Definire il sonno come ASC mi sembra sia come in astronomia definire la notte come stato alterato del giorno: un’idea assurda.
Analogamente, la sfortunata storia dell’ipnosi è stata caratterizzata da notevoli effetti terapeutici associati a un rifiuto pregiudiziale da parte della classe medica, problema che ha profonde implicazioni epistemologiche (Facco, 2022b, 2024). Altri ASC, come le esperienze mistiche, le NDE e tutto quanto ha il profumo della trascendenza – odore intollerabile per lo scienziato “duro” monista materialista – sono stati invece rifiutati a priori per l’incompatibilità con la metafisica materialista.

Espressioni Non Ordinarie della mente
Da quanto brevemente discusso risulta come la prospettiva dominante nella scienza sia insufficiente ad affrontare sia i fenomeni soggettivi sia gli ASC. Come saggiamente affermava William James all’inizio del secolo scorso,

“La nostra coscienza ordinaria non è altro che un tipo particolare di coscienza… mentre tutto ciò che la riguarda comprende forme potenziali di coscienza interamente differenti. Noi possiamo passare la vita senza nemmeno sospettare la loro esistenza; ma applicate lo stimolo necessario, e in un attimo essi sono lì nella loro completezza, tipi definiti di mente che probabilmente hanno da qualche parte il loro campo di applicazione e adattamento. Nessun resoconto dell’universo nella sua totalità può essere definitivo se non considera queste altre forme di coscienza” [James, 1917, Lectures XVI e XVII, Mysticism. In: The Varieties of Religious Experiences (James, 1958)].

L’introduzione del concetto di esperienze anomale (Anomalous Experiences, AE), ha definito un gruppo di esperienze non patologiche, se pur non comuni, incostanti e divergenti da quanto convenzionalmente accettato; nelle AE non sono contemplate tuttavia la meditazione e l’ipnosi, perché queste ultime possono dare o non dare origine a esperienze inusuali in relazione alla loro conduzione (Cardeña et al., 2014). Successivamente è stato introdotto il termine di Espressioni Non Ordinarie della Mente (Non-Ordinary Mental Expressions, NOME) (Cardeña & Facco, 2015; Facco, 2014; Facco, Agrillo, & Greyson, 2015), con lo scopo di riunire e sistematizzare una serie più ampia di esperienze, comprendente sia gli ASC non patologici sia le AE sia le tecniche in grado di indurre NOME come l’ipnosi, la meditazione e il sogno lucido.
Il termine non-ordinario evita qualsiasi pregiudizio o idea implicita di anormalità o di apparente e sospetta stranezza ed enfatizza invece la diversità di queste condizioni rispetto a quanto convenzionalmente ammesso. Il concetto di NOME sottolinea dunque la natura epistemologica e metafisica delle questioni sollevate dalla loro descrizione e dal loro studio, problematica che è anche alla base dello studio della coscienza e del Sé (Facco, Al Khafaji, et al., 2019; Facco & Fracas, 2018).

La tab. 2 di seguito elenca le NOME; esse sono state incluse in ordine alfabetico, per evitare, almeno per il momento, categorizzazioni arbitrarie; la tab. 2 costituisce dunque solo un primo schema provvisorio e suscettibile di ulteriori modifiche.
Tra le NOME sono stati doverosamente inclusi anche gli stati superiori di coscienza, argomento di grande interesse ma trascurato e non compreso dall’approccio empirista e materialista. L’argomento è di importanza cruciale perché riguarda la comprensione della natura del Sé e il perseguimento della sua più elevata realizzazione, un problema con una lunga tradizione che spazia tra Oriente e Occidente dai confini della preistoria fino alla filosofia e alla psicologia moderne. Il problema deve essere affrontato con un approccio transdisciplinare e transculturale e una prospettiva metafilosofica (Facco, 2014; Facco, Al Khafaji, et al., 2019).

Nell’elenco delle NOME sono stati inseriti per dovere di coerenza epistemologica alcuni fenomeni tradizionalmente appartenenti alla sfera parapsicologica; questa scelta rende tuttavia necessaria una breve descrizione delle ragioni della loro inclusione per evitare possibili fraintendimenti. In psicologia, Galimberti (2006) distingue i fenomeni di percezione extransensoriale (ESP) da quelli di psicocinesi (PK) e ne fornisce una precisa definizione. Le prime sono percezioni che non utilizzano i cinque sensi noti e comprendono la chiaroveggenza, la retrocognizione, la precognizione e la telepatia. La PK è invece l’influenza di un soggetto su un sistema fisico in assenza di energie e forze conosciute. ESP e PK sono stati classificati in accordo con i criteri proposti da Etzel Cardeña (2018).

L’aspetto inquietante di questi fenomeni deriva dal fatto di essere apparentemente incompatibili con le conoscenze e le teorie accettate sul funzionamento della mente umana. È tuttavia da notare che i fatti in sé possono essere solo veri o falsi, mai parapsicologici; il loro essere assegnati alla sfera della parapsicologia dipende quindi dalla loro apparente implausibilità, a sua volta espressione dello spirito del tempo, ossia della metafisica adottata in ogni dato momento storico. Il problema critico dunque non è costituito dai fatti in sé ed è dunque specifico dovere della scienza studiarli correttamente, comprenderli e (popperianamente) falsificarli. Qualora alcuni di questi fenomeni dovessero essere dimostrati dovrebbero diventare parte della realtà accettata, ma un tale evento comporterebbe parallelamente una modificazione delle leggi di natura conosciute. In estrema sintesi, la schisi tra scienza e parapsicologia è priva di senso quando la parapsicologia utilizzi un rigoroso metodo scientifico e la scienza non si arrocchi in un pregiudiziale rifiuto di ciò che appare incompatibile con gli assiomi adottati. Per questa ragione alcuni fenomeni di questo tipo sono stati doverosamente inclusi nell’elenco delle NOME.

L’evidenza empirica a sostegno della realtà di questi fenomeni è stata brillantemente riassunta nella recente review di Etzel Cardeña (2018). L’autore riporta i dati di ben 11 meta-analisi relative a studi sperimentali su diversi fenomeni distinti in due classi – ossia le percezioni e le perturbazioni mentali (apparenti influenze intenzionali su oggetti fisici o biologici) anomale – per un totale di più di 1600 soggetti. I dati disponibili nella letteratura internazionale suggeriscono le seguenti conclusioni: a) è possibile raccogliere informazioni in modo non convenzionale, vale a dire in modo extrasensoriale e senza una interazione fisica con gli oggetti, meglio se in condizioni di attenuazione del rumore mentale e ambientale e se le informazioni sono riportate in modo libero, verbale o visivo; b) a livello inconscio il nostro sistema fisiologico risponde in modo differenziato a informazioni piacevoli o spiacevoli, utili o pericolose, anche quando queste non siano raccolte attraverso gli organi di senso e siano imprevedibili; d) è possibile influenzare mentalmente in modo intenzionale e a qualsiasi distanza, oggetti biologici e fisici; e) in generale questi effetti non sono macroscopici e quindi possono essere rilevati solo tramite tecniche statistiche appropriate; f) gli effetti risentono di ampie differenze individuali, tra le quali è da menzionare la capacità di controllare i propri contenuti mentali (ad esempio con l’impiego di tecniche di meditazione).

In conclusione, una corretta classificazione delle NOME deve tenere conto dei seguenti fatti:
1. Stimoli diversi possono favorire o dare origine a NOME simili o anche identiche;
2. Alcune NOME, quali ad es. le esperienze allucinatorie e le visioni, possono essere considerate sia NOME in sé stesse o essere elementi parziali di NOME più complesse come loro elementi;
3. Un corretto inquadramento richiede una comprensione più profonda della loro natura e dei processi mentali a esse sottesi;
4. Le NOME, per quanto strane o bizzarre possano apparire, non sono in sé manifestazioni disfunzionali o patologiche, ma sono una curiosa parte di un’ancora mal conosciuta fisiologia della mente, le cui manifestazioni patologiche corrispondenti sono l’esasperazione disfunzionale non controllabile di fenomeni fisiologici.
5. È doveroso un atteggiamento rigorosamente scettico, inteso nel senso originario del termine – da σκέψις (skèpsis: osservazione, ricerca, dubbio), ossia non accettare né rifiutare nulla a priori, coltivando consapevolmente il dubbio e la necessaria perplessità filosofica di fronte a tutto ciò che rimane sconosciuto o appare incomprensibile. In altre parole, è necessario – come raccomanda Aristotele stesso nella Metafisica (1005b, 1-5) – interrogarsi costantemente sulla veridicità degli assiomi adottati per evitare il rischio di una deriva dogmatica e quindi di negazione della scienza stessa, che non va confusa con l’adesione esclusiva a un dato paradigma.

Tab. 1: Classificazione degli stati alterati di coscienza (ASC) secondo Vaitl et al. (2005, leggermente modificato).

Origine: Spontanei > ASC: sonnolenza, sogno ad occhi aperti, stati ipnagogici, sonno e sogno, esperienze di premorte

Origine: Fattori fisici > ASC: condizioni ambientali estreme

Origine: Fattori fisiologici > ASC: digiuno, attività sessuale e orgasmo, manovre respiratorie

Origine: Fattori psicologici > ASC: deprivazione sensoriale, trance indotta dal ritmo, rilassamento, meditazione, ipnosi, biofeedback

Origine: Fattori patologici > ASC: psicosi, coma, stato vegetativo, epilessia

Origine: Fattori farmacologici > ASC:(Non valutati)

 

Tab. 2: Espressioni non ordinarie della mente

1) Esperienze allucinatorie e visioni

a) Spontanee
b) Allucinazioni ipnagogiche e ipnopompiche
c) Esperienze da allucinogeni

2) Esperienze di altre identità
3) Esperienze mistiche
4) Guarigioni inspiegabili
5) Ipnosi
6) Meditazione
7) NDE
8) NDE-like
9) OBE
10) Percezioni extrasensoriali (cognizione anomala o non ordinaria)

a) Chiaroveggenza
b) Precognizione, presentimento
c) Retrocognizione
d) Telepatia

11) Psicocinesi:

a) Macropsicocinesi (forza anomala)
b) Micropsicocinesi (perturbazione anomala)

12) Rapimento da parte di alieni
13) Reminiscenze di vite precedenti
14) Sincronicità
15) Sinestesie
16) Sogno lucido
17) Stati superiori di coscienza

a) Allargamento del Sé (Russell, 1912)
b) Espansione del Sé oltre gli stati ordinari (Arieti, 1967)
c) Epoptéia (Aristotele)
d) Illuminazione
e) Sé Spirituale ed esperienza da N2O (James, 1958)
f) Superconscio (Assagioli, 1988)(Assagioli 1988)

18) Stimmate
19) Xenoglossia
20) Trance

Bibliografia

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