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In primo piano luglio 2024

“La coscienza nel sonno” di Nicola De Pisapia

La ricerca indica che alcuni stati alterati di coscienza possono avere applicazioni terapeutiche significative. (...) La capacità di controllare i sogni può aiutare le persone a confrontarsi con paure e traumi in un ambiente sicuro e controllato.
MSA De Pisapia Sogno lucido
a detail of Ame s’élançant vers son centre d’amour, Maurice Chabas (French, 1862-1947) artvee.com

La coscienza, definita come l’esperienza in prima persona, è evidente a ciascuno di noi, ma è uno dei fenomeni più complessi da studiare per la ricerca scientifica. L’esperienza cosciente soggettiva, che comprende ciò che percepiamo, i nostri pensieri e le emozioni, costituisce l’essenza del nostro esistere. Tuttavia, questa natura soggettiva rende difficile l’approccio riduzionistico e quantitativo tipico del metodo scientifico. Dal punto di vista neuroscientifico, la coscienza è spesso descritta come il risultato dell’attività cerebrale coordinata tra diverse aree del cervello, emergente dall’integrazione di questa attività, specialmente nell’analisi delle emozioni, dell’attenzione e delle informazioni sensoriali. L’attività sincrona delle reti neurali, manifestata attraverso onde cerebrali di diverse frequenze, è ritenuta cruciale per l’espressione e il mantenimento dello stato di coscienza. Tuttavia, il problema di caratterizzare la soggettività della coscienza rimane fondamentalmente irrisolto dal punto di vista sperimentale (Chalmers, 1999).

La ricerca rivela un panorama ancora più complesso quando consideriamo la coscienza come un processo dinamico che varia in base a diversi stati mentali e fisiologici globali nel corso delle 24 ore. Questa prospettiva inquadra la coscienza come non solo l’insieme delle esperienze ordinarie dello stato di veglia, ma include anche stati di coscienza non ordinari, come quelli sperimentati durante varie forme di meditazione, trance ipnotica, assunzione di sostanze psicotrope e le esperienze vissute durante il sonno (per una panoramica generale di questi stati, vedere De Pisapia 2024). Per quanto riguarda quest’ultimo, è facile confutare l’affermazione, spesso fatta anche da neuroscienziati, che durante la notte la coscienza è come se si spegnesse. Basta impostare una sveglia a qualsiasi ora della notte e, al risveglio, cercare immediatamente di ricordare le esperienze vissute poco prima mentre eravamo addormentati. Sogni, pensieri complessi, immagini, suoni, emozioni positive o negative, a seconda della fase del sonno in cui ci svegliamo, sono esperienze coscienti che attraversiamo continuamente durante la notte. Tuttavia, al mattino, quando entriamo in uno stato di coscienza più ordinario, basato maggiormente sul ragionamento logico e sull’interazione con altre persone, spesso perdiamo memoria di queste esperienze durante il sonno.

L’attività cerebrale subisce diverse trasformazioni attraverso le fasi del sonno, che è un processo composto da stadi distinti, in particolare la fase REM (Rapid Eye Movement), caratterizzata da rapidi movimenti oculari sotto le palpebre chiuse, e la fase non-REM (NREM), in cui i movimenti oculari sono assenti. Le fasi NREM sono ulteriormente suddivise in tre stadi: N1, N2 e N3. La fase N1 è un periodo di transizione dalla veglia al sonno, in cui si verifica una riduzione dell’attività muscolare e si manifestano onde theta, con frequenze tra 4 e 7 Hz. È un periodo breve e leggero, in cui la coscienza comincia a sfumare. La fase N2 è caratterizzata dalla presenza di fusi del sonno e complessi K, episodi di attività cerebrale specifica e di breve durata. I fusi del sonno sono brevi raffiche di onde a frequenze tra 12 e 16 Hz, mentre i complessi K sono picchi isolati di alta ampiezza. Questa fase aiuta a mantenere il sonno e a processare le informazioni sensoriali, costituendo circa il 50% del ciclo del sonno totale. La fase N3, nota anche come sonno a onde lente o sonno profondo, è il sonno più rigenerante. Durante questa fase, l’attività cerebrale rallenta significativamente, predominando le onde delta, con frequenze tra 0.5 e 4 Hz. In questo stadio, il corpo raggiunge il massimo livello di recupero fisico, si ripara e si rigenera, e il sistema immunitario si rafforza. Questa fase è cruciale anche per il consolidamento della memoria.

La fase REM, infine, è caratterizzata da onde cerebrali che somigliano a quelle dello stato di veglia, includendo frequenze beta tra 15 e 30 Hz e gamma superiori a 30 Hz. Durante questa fase, si verificano i sogni più vividi e strutturati. L’attività cerebrale durante la fase REM include un aumento dell’attività nelle regioni limbiche, coinvolte nell’elaborazione delle emozioni, e una riduzione dell’attività nella corteccia prefrontale dorsolaterale, associata al controllo esecutivo e alla razionalità.

Cosa accade alla coscienza durante queste fasi del sonno, e che tipo di esperienze abbiamo in corrispondenza di queste diverse modalità di funzionamento del cervello (Nir e Tononi 2010)? Il processo di addormentamento inizia con le immagini ipnagogiche, visioni vivide e frammentarie che compaiono mentre si passa dalla veglia al sonno, talvolta accompagnate da suoni e voci. Queste percezioni frammentate accompagnano la fase iniziale di transizione tra la coscienza vigile e il sonno profondo, emergendo in corrispondenza di disconnessioni funzionali progressive tra le aree cerebrali responsabili della percezione da svegli. Spesso descritte come percezioni visive vivide senza una struttura narrativa coerente, queste immagini possono essere influenzate dalle esperienze recenti della veglia.

La fase REM è il periodo del sonno in cui le esperienze diventano più strutturate e narrative. I sogni REM possono essere bizzarri, includere esperienze emotive intense e scenari complessi, talvolta riflettendo i processi di consolidamento della memoria di eventi vissuti durante la giornata o l’elaborazione delle emozioni. Durante la fase REM, si osserva un aumento dell’attività in regioni cerebrali come il sistema limbico, coinvolto nell’elaborazione delle emozioni, e una riduzione dell’attività nella corteccia prefrontale dorsolaterale, associata al controllo esecutivo e alla razionalità. Questo spiega perché i sogni REM possono essere emotivamente intensi e spesso illogici.

L’analisi della connettività funzionale durante il sonno ha rivelato che le reti neurali si riorganizzano dinamicamente tra le diverse fasi. Durante il sonno NREM, la rete cerebrale detta di default, coinvolta nella riflessione interna e nella memoria autobiografica, mostra una riduzione della connettività interna, cioè le sue aree cominciano col disconnettersi tra di loro. Al contrario, durante il sonno REM, si osserva un aumento della connettività tra le reti limbiche e corticali, suggerendo una più intensa elaborazione emotiva e mnemonica.

Un fenomeno di grande interesse scientifico e di valore personale per chi lo sperimenta direttamente è il sogno lucido, che solitamente avviene durante le fasi REM (De Pisapia 2021; Tormen 2024). In questo stato, il sognatore diventa consapevole di stare sognando e può influenzare il contenuto del sogno. Circa il 55% delle persone ha sperimentato almeno una volta un sogno lucido nella vita, sebbene gli episodi ripetuti siano meno comuni. Studi come quelli condotti da Ursula Voss et al. (2009) hanno esplorato vari metodi per aumentare la frequenza dei sogni lucidi. La tecnica MILD (Mnemonic Induction of Lucid Dreams) coinvolge il ripetere a sé stessi l’intenzione di riconoscere che si sta sognando prima di addormentarsi, basandosi sulla memoria prospettica, ossia la capacità di ricordare di fare qualcosa in futuro. La stimolazione cerebrale utilizza dispositivi che emettono luci o suoni durante il sonno REM per aiutare il sognatore a riconoscere lo stato di sogno. Un’altra tecnica per l’induzione dei sogni lucidi è il reality testing (test di realtà), che consiste nel verificare ripetutamente durante la giornata se si è svegli o si sta sognando, sperando che questo comportamento si trasferisca nel sogno.

I sogni lucidi sono stati oggetto di alcuni studi neuroscientifici. Tecniche di neuroimaging, come la risonanza magnetica funzionale (fMRI), hanno cominciato a rivelare che durante i sogni lucidi, regioni cerebrali come la corteccia prefrontale dorsolaterale, solitamente meno attiva durante il sonno REM, mostrano un aumento dell’attività, suggerendo una maggiore consapevolezza e controllo cognitivo, e anche una capacità di mantenere una memoria del futuro e intenzionalità. Altri studi hanno utilizzato elettroencefalografia (EEG) per mostrare che i sogni lucidi sono associati a un aumento dell’attività nelle onde gamma. I sogni lucidi non solo mostrano un’attivazione delle aree prefrontali, ma coinvolgono anche altre regioni cerebrali. Ad esempio, la corteccia cingolata anteriore, coinvolta nel controllo delle emozioni, e l’amigdala, che gestisce le risposte emotive, sono attive durante i sogni lucidi. Questa combinazione di attività suggerisce che i sogni lucidi coinvolgono una complessa interazione tra consapevolezza, controllo cognitivo e gestione emotiva. La corteccia parietale, che contribuisce alla consapevolezza spaziale e alla percezione del corpo, è anch’essa attivata durante i sogni lucidi, probabilmente in correlazione con l’esperienza riportata dai sognatori lucidi che essi possono manipolare l’ambiente del sogno e sperimentare sensazioni fisiche vivide. L’aumentata attività delle onde gamma sembra invece suggerire un più elevato livello di attenzione e consapevolezza durante i sogni lucidi rispetto a quelli ordinari.

Cosa accade invece durante le fasi NREM del sonno? Un tipo di esperienza riportata durante queste fasi è il cosiddetto white dream (sogno bianco), in cui una persona sente di aver sognato ma non riesce a ricordare alcun dettaglio specifico. Nonostante ci sia stata un’attività onirica, il contenuto del sogno non è accessibile al risveglio. Questo fenomeno è particolarmente comune durante le fasi N2 e N3, caratterizzate da un’attività cerebrale lenta e sincronizzata. Questi sogni potrebbero essere frutto di uno stato di coscienza modificato dove, a causa delle peculiarità fisiologica del sonno NREM, tra cui la notevole riduzione dell’attività di quasi tutti i neurotrasmettitori (ad eccezione di GABA, che aumenta rispetto alla veglia), il cervello non riesce a codificare e memorizzare le informazioni del sogno. La configurazione dei neurotrasmettitori suggerisce pertanto uno stato di coscienza ridotto, una forma minimale di esperienza soggettiva, pur distinta dalla completa assenza di coscienza. Questo tipo di coscienza può essere paragonato a un tipo di meditazione avanzata in cui l’individuo è consapevole, ma non impegnato in pensieri o immagini specifiche, come riportato da numerosi meditanti esperti, mistici o pensatori. Ad esempio, il filosofo indiano Jiddu Krishnamurti parlava spesso di stati di coscienza che denominava attentive sleepful state, in cui l’individuo è presente ma non coinvolto in pensieri o immagini specifiche. Egli descriveva questo stato come una forma di consapevolezza pura, dove la mente non è occupata da processi cognitivi o sensoriali definiti. Questo tipo di esperienza, secondo Krishnamurti, è una condizione naturale e senza sforzo dell’essere, in cui l’individuo esiste semplicemente senza l’interferenza della mente analitica.

Una domanda filosofica di grande rilevanza quando si considerano gli stati di coscienza alternativi a quelli di veglia, come quelli associati al sonno, riguarda la natura della realtà esperita durante queste forme di coscienza. Il senso di realtà in questi stati è elevato, ed è solo al risveglio che iniziamo a metterlo in discussione o a discreditarlo. Durante il sogno ad esempio, la realtà onirica appare estremamente convincente, e persino in un sogno lucido, dove siamo consapevoli che si tratta di un sogno, la realtà percepita mantiene una sua concretezza e noi siamo completamente immersi in essa. Questa prospettiva ci porta a considerare la realtà come multiforme e la coscienza come un continuum piuttosto che un fenomeno binario. Gli stati di coscienza alterati dimostrano, in modo diretto ed esperienziale, che la nostra percezione della realtà è modulata dalle condizioni neurali sottostanti.

La realtà può dunque essere vista come una costruzione neurale flessibile che varia notevolmente in base allo stato di coscienza? Se è così, possiamo utilizzare questi stati modificati della coscienza per superare blocchi o distorsioni negative che la realtà ordinaria può presentare a un individuo, ad esempio, affetto da depressione o da traumi? La ricerca indica che alcuni stati alterati di coscienza possono avere applicazioni terapeutiche significative. Ad esempio, i sogni lucidi possono essere utilizzati per trattare incubi ricorrenti e disturbi post-traumatici. La capacità di controllare i sogni può aiutare le persone a confrontarsi con paure e traumi in un ambiente sicuro e controllato.

Gli stati modificati di coscienza durante il sonno costituiscono una ricca area di ricerca, sia personale che scientifica, i quali sfidano le concezioni tradizionali della mente, almeno secondo la cultura occidentale. Alcuni di questi studi suggeriscono che gli stati di coscienza non ordinari spontanei che avvengono durante il sonno possono essere di grande importanza per il nostro benessere mentale. Esplorando fenomeni come le immagini ipnagogiche, i sogni bianchi, i sogni lucidi e la coscienza notturna senza contenuti, potremmo aprirci ad una visione più completa e integrata della coscienza umana.

Riferimenti bibliografici
Chalmers, D. J. (1996). La mente cosciente. McGraw-Hill.

De Pisapia, N. (2021). Il sogno lucido: Dalla fenomenologia alla ricerca neurobiologica. Giornale italiano di psicologia, 48(1), 187-218.

De Pisapia, N. (2024). La coscienza. Il Mulino.

Nir, Y., & Tononi, G. (2010). Dreaming and the brain: From phenomenology to neurophysiology. Trends in Cognitive Sciences, 14(2), 88-100.

Siclari, F., LaRocque, J. J., Bernardi, G., Postle, B. R., & Tononi, G. (2014). The neural correlates of dreaming. Nature Neuroscience, 17(11), 1524-1531.

Tormen, F. (2024). Con gli occhi aperti. Il Saggiatore.

Voss, U., Holzmann, R., Tuin, I., & Hobson, J. A. (2009). Lucid dreaming: A state of consciousness with features of both waking and non-lucid dreaming. Sleep, 32(9), 1191-1200.

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