di Maria Vaghi
Dal 19 al 23 giugno 2024 si è tenuto a Padova il secondo evento annuale della International Society for Contemplative Research (ISCR) in partnership con Il Centro Studi dell’Unione Buddhista Italiana, l’Università di Padova e Mind&Life Europe.
L’evento ha riunito accademici, ricercatori, esperti di spicco e professionisti da tutto il mondo per esplorare e discutere il vasto campo della ricerca scientifica in ambito contemplativo. Si è concretizzata un’occasione unica di approfondimento del dialogo interdisciplinare e di possibili collaborazioni per la comunità della ricerca contemplativa. Le opportunità di networking per lo sviluppo di ulteriori passi in vari campi di applicazione sono state straordinarie.
Il programma è stato molto intenso eppure calibrato con grande equilibrio rendendo del tutto godibili le giornate, e proponendo combinazioni di sessioni pratiche, panel interdisciplinari e discussioni teoriche.
Solo per citare un macro-tema: sono stati numerosissimi i resoconti di ricerche scientifiche che ponevano al centro applicazioni di mindfulness nei contesti più svariati: medici quanto di istruzione, sociali e altri. Questo riconferma una volta di più quanto il valore di pratiche, che contribuiscono a portare lo sguardo verso di sé e a incrementare la propria consapevolezza nel vivere quotidiano, abbiano valore in qualunque contesto. Il loro radicamento nel sentire di ogni essere umano le rende applicabili indipendentemente dalla diversa estrazione sociale, cultura, età o altro.
Accanto ai resoconti e alle condivisioni di ricerche scientifiche, non sono mancati panel che accompagnavano i partecipanti a riflessioni più ampie, di grande ispirazione o a profonde pratiche esperienziali.
È difficile citare pochi esempi e, sapendo in partenza di dare una rappresentazione riduttiva, mi scuso in anticipo ma vorrei ricordare alcuni momenti che mi hanno molto colpito (per questo nel titolo ho giocato sull’esperienza “in prima persona”!).
Nel panel dal titolo Incarnare l’amore, moderato da Laura Candiotto con Anne Klein, Christian Suhr e Andreas Weber c’è stata semplicemente poesia. L’intensità di questo momento ha regalato a ogni persona in sala -nel caso non fosse ancora avvenuto- l’occasione di lasciar cadere la presa che abbiamo tanto spesso con le incombenze della quotidianità ordinaria. Le riflessioni emerse permettevano di prendere le distanze, immergersi nello spazio dell’intuizione, dell’ispirazione, della connessione con la bellezza attraverso un delicato sentire sottile e pensare profondo.
Voglio poi ricordare anche l’intervento fortemente motivazionale di Rhonda Magee dal titolo Seduti in una casa in fiamme? Sulla pedagogia contemplativa e la scienza in un’epoca di disordini sociali. L’energia di Rhonda Magee mi ha ricordato una cosa cara a ogni praticante: l’intenzione, la motivazione. Qual è l’energia che muove ognuno nel proprio vivere? Se c’è, se è a fuoco, si aprono possibilità inimmaginabili. Cito una sua frase che le diceva la madre: “Make a way out of no way”.
Un ultimo dettaglio vorrei riservarlo all’esperienza Nutri i tuoi demoni: una pratica incarnata, contesto storico e ricerca contemporanea sul rivolgersi e trasformare le emozioni difficili con Eve Ekman e la bravissima Kate Greer Dickson che ha condotto la pratica che è -lo ricordiamo- basata sul lavoro di Lama Tsultrim Allione. Avevo già vissuto in altre occasioni questo tipo di esperienza ma la grande capacità con cui Kate si è presa cura della platea è stata straordinaria e bene hanno fatto entrambe a ricordare come in realtà ognuno di noi si stesse dando l’occasione semplicemente di avvicinarsi un poco a proprie emozioni difficili. Il tutto è avvenuto in grande armonia ed equilibrio.
Oltre a interventi in plenaria si sono sviluppate molte sessioni parallele e dunque, non avendo ancora sviluppato capacità straordinarie sull’essere ubiqua, non mi è stato possibile seguire ogni evento.
La sensazione però che porto a casa, che amo particolarmente di contesti come questo, e di cui anche MindScience Academy fa parte, è proprio l’idea di miscellanea, di contatto (o di rubbing per dirla con Amy Varela). Non ci sono temi intoccabili (c’è stata persino una sessione sulla neurofenomenologia dei jhana!), non ci sono parti diverse che si guardano e forse cautamente interagiscono. Viviamo tutti una circolarità miscelata di esperienze, applicazioni, prove, intuizioni, e nuove esperienze e prove in un continuum che alimenta l’essere umano, a qualunque livello.
Per concludere, tornando alla concretezza dell’ordinario, mi sento di dire che l’evento ha sottolineato l’importanza crescente della ricerca contemplativa per migliorare il benessere individuale e sociale.
Non perdete il programma dettagliato per tutti i riferimenti degli speaker.